Adolescente con ocarina, il suo capolavoro

Adolescente con ocarina, il suo capolavoro

Ritenuta una delle opere più importanti della carriera artistica di Aurelio De Felice, Adolescente con ocarina risale al 1940, cioè al periodo della frequentazione del vivace ambiente della Scuola romana. Appare subito evidente una precisa scelta di campo: lo scultore si volge, infatti, a un ripensamento della lezione del Quattrocento italiano. Qui, in particolare, sono chiaramente riconoscibili echi del David di Andrea del Verrocchio (1435-1488). Addirittura la testa, con la corona riccioluta dei capelli che scende sino ad invadere la parte superiore della fronte e il viso incantato, trasognato, sembra quasi modellata seguendo fedelmente i lineamenti del giovane immortalato all’incirca nel 1475 dal maestro fiorentino. Grazie, compostezza, proporzione, straordinario equilibrio corporeo: sono queste le impressioni che scaturiscono da un primo impatto. Ma c’è di più. A ben vedere, tutto è naturalmente psicologico, interiorizzato e, quindi, in netta reazione alla “realtà”. Le braccia, culminanti con le dita leggermente aperte che delicatamente reggono lo strumento, quasi fosse di cristallo, non sono protese all’esterno ma attuano, al contrario, un movimento inverso, come di ripiegamento, custodia, protezione. La fanciulla accosta l’ocarina la cuore, con la stessa cura di una madre che ricongiunge al petto la sua creatura. C’è tenerezza certo,ma anche malinconia, un ritrarsi dal clamore quotidiano in un tempo sospeso, immateriale, accentuato dalla flessione delle gambe. È una figura tutta avvolta in se stessa, plasmata da una luce che, come un velo, aderisce alle membra in modo da rendere la rappresentazione quasi trasparente. si osservi, poi, lo sguardo immediatamente diretto all’oggetto da custodire con premura, nel timore d’infrangere qualcosa di prezioso, troppo prezioso. In questo lavoro del venticinquenne De Felice troviamo in nuce quei temi, dalla maternità alla solitudine, dalla disillusione nei confronti della storia all’obbedienza, senza remore, alla vocazione artistica, che caratterizzeranno negli anni la sua poetica, la sua cifra, fino al suo rifiuto, altamente etico, di logiche commerciali.

Dal quotidiano Il Garantista di giovedì 27 agosto 2015

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